Scopri quali esseri popolano la Comunità multispecie, impara a conoscerli ed a interagire con loro.

ANIMALI

Nome scientifico: Pelophylax esculentus

Anfibio dalla colorazione verdastra punteggiata di nero che da adulto può arrivare a 8 cm di lunghezza. E’ privo di scaglie e ricoperto di ghiandole che lo rendono molle e umido; le estremità palmate sono molto adatte al nuoto. 

La lunga lingua, fissata solo anteriormente e ripiegata all’indietro, è dotata di una grossa punta vischiosa che scaglia all’improvviso fuori dalla bocca, catturando le prede. Il suo passo sulla terraferma non è agevole ma risulta molto agile nel muoversi a balzi.

Vive in prossimità di laghi, stagni, rive dei fiumi, nelle acque correnti e stagnanti per gran parte dell’anno e soprattutto durante il periodo della riproduzione. Esce solo di notte alla ricerca di cibo e in inverno va in letargo scavando buchi nel terreno o nel fango in fondo agli stagni, dove rimane fino a primavera.  fungono da indicatori della qualità ambientale.

Girini e rane contribuiscono a pulire l’acqua dalle alghe e si nutrono di alcuni insetti veicoli di malattie pericolose. Costituiscono, inoltre, un tassello importante come prede per altri animali all’interno della catena alimentare. 

Grazie alla loro pelle molto permeabile in grado di assorbire eventuali sostanze chimiche, fungono da indicatori della qualità ambientale. 

durante l’accoppiamento, a giugno, le femmine depongono dalle da 2000 a 10000 uova in grossi ammassi sul fondo dell’acqua. 

I maschi, provvisti sui lati della testa di un sacco vocale esterno che si gonfia come una vescica, riempiono le notti d’estate con il loro assordante gracidio.

non interagire con l’anfibio tramite la bocca, se necessario posizionarlo altrove, facendo attenzione che sia riparato dai predatori o dalle strade trafficate, magari in prossimità di una zona umida.

Nome scientifico: Bufo bufo

Anfibio senza coda caratterizzato da zampe corte e muso schiacciato, di colorazione tendenzialmente marroncina sul dorso e biancastra sul ventre ma che può variare al rossiccio o nero in base alla stagione, all’età, al sesso e all’ambiente in cui si trova. L’intero corpo è rivestito di verruche che secernono sostanze tossiche a scopo difensivo.

Il rospo predilige boschi umidi, prati e coltivi ma anche giardini purché dotati di una discreta quantità d’acqua, che gli permette di abitare anche luoghi fortemente antropizzati. Esso è prevalentemente notturno, di giorno tende a nascondersi in buche o anfratti, tane di altri animali, sotto le pietre o comunque in luoghi riparati dalla luce

Esce dal rifugio al termine dell’inverno e, soprattutto nei periodi più piovosi si reca verso stagni e zone umide dove avviene la riproduzione da marzo fino a maggio. Verso la metà di ottobre scava i propri rifugi nel suolo boschivo dove trascorrere l’inverno. Si nutre di insetti, piccole lumache, vermi, ma anche mammiferi quali  roditori oppure altri vertebrati che cattura con l’uso della lunga lingua. È inoltre inoltre grande divoratore di piccoli animali considerati fastidiosi per l’uomo (fra i quali le zanzare) o non graditi per gli effetti sulle colture. 

La femmina è più grande del maschio e può raggiungere 15-18 cm di lunghezza; è classificato come l’anfibio più grande d’Europa

Evitare di interagire con l’anfibio tramite la bocca perché potrebbe rilasciare sostanze irritanti per la pelle e le mucose. Se il rospo è entrato nel nostro giardino questo è probabilmente ricco di insetti o animali di piccole dimensioni che possono fungere da nutrimento, oppure è alla ricerca di un riparo per l’inverno. In assenza di animali da compagnia quindi, lo si può accettare come membro del giardino o altrimenti spostarlo delicatamente e posizionarlo altrove, facendo attenzione che sia riparato dai predatori o dalle strade trafficate.

Nome scientifico: Hyla intermedia

è una piccola rana molto appariscente caratterizzata da zampe anteriori e posteriori che terminano con delle ventose circolari.  La parte superiore del corpo, liscia e di colore verde brillante, è separata dal ventre biancastro da una stretta striscia laterale nera.

prospera solitamente in ambienti umidi, stagni ricchi di canneti e piante sommerse, pozze ancora prive di vegetazione, torbiere, prati inondati ma anche alcuni habitat terrestri quali cave di ghiaia e d’argilla. Trascorrono gran parte della loro vita sulla terraferma e per essere favorevole, l’habitat deve offrire un’ampia scelta di cibo ed essere facilmente raggiungibile dallo stagno dove è avvenuta la riproduzione.

Grazie alle loro ventose questi animali sono in grado di arrampicarsi superbamente: da adulti vivono perlopiù su arbusti, cespugli e alberi, dove sono ben mimetizzati e godono di un ottimo punto di osservazione. Durante il giorno le raganelle sonnecchiano sulle foglie e sui rami e non disdegnano esporsi direttamente al sole poiché, a differenza di altre specie di anfibi, grazie a una particolare secrezione cutanea sono meno soggette alla disidratazione. Di notte vanno a caccia di insetti, ragni e lumache.

Per amplificare il proprio richiamo il maschio possiede un sacco vocale sotto la gola che gonfiato raggiunge quasi la grandezza del corpo. Con i suoi circa 4 cm di lunghezza, la raganella è la nostra rana indigena più piccola.  

Quando contrae i muscoli delle zampe, secerne una specie di colla che le permette di aderire meglio alle superfici.

non interagire con l’anfibio, se necessario posizionarlo altrove, facendo attenzione  che sia riparato dai predatori o dalle strade trafficate, meglio se in prossimità di una zona umida.

Nome scientifico: Cordulegaster boltonii

insetto di taglia abbastanza grande con addome molto lungo e colorazione del corpo nera a bande gialle. E’ caratterizzato dall’avere gli occhi che si toccano in un solo punto sopra la testa e dalla dimensione delle femmine in media più grande di quella dei maschi. La libellula non può camminare, ma usa le gambe per catturare prede o trattenerle quando c’è vento.

A differenza della maggior parte degli insetti, possono battere le ali anteriori e posteriori contemporaneamente o alternativamente in diverse fasi del volo.

vive in pianura e collina, ma è molto legata ad ambienti acquatici soprattutto nella fase riproduttiva: sorgenti, stagni, laghi, paludi, torbiere e piccoli corsi d’acqua a lento scorrimento. 

la libellula e i suoi piccoli sono carnivori, le adulte si nutrono principalmente di mosche, zanzare, api e piccoli insetti invertebrati, mentre le larve si cibano di insetti acquatici e uova di insetti trovate sull’acqua. Esse aiutano l’ecosistema a controllare la popolazione di zanzare e  moscerini e nonostante siano piccole, sono talmente abili nella caccia da posizionarsi in cima alla catena alimentare per quanto riguarda gli insetti.

Il nome libellula deriva dal latino “libella”, ovvero piccola bilancia, perché durante il volo le libellule tengono le ali orizzontali. 

350 milioni di anni fa, padrone del cielo era proprio una libellula gigante con un’apertura alare di 75 cm, la Meganeura. Le specie del genere Libellula sono rimaste gli insetti che volano più rapidamente, raggiungendo anche i 50 km/h. 

libellule sono totalmente innocue per l’uomo e non pungono; solo le specie più grandi possono mordere, ma il morso è praticamente indolore, si raccomanda di non toccarle, è possibile tuttavia osservarne il volo e ammirarne la colorazione.

Nome scientifico: Lepidottera spp.

insetti tra i più belli grazie all’infinita varietà di disegni e colori che caratterizzano le ali.

Si spostano solo tramite il volo mentre le zampe, poco usate per la locomozione, servono essenzialmente per aggrapparsi al substrato quando si posano per riposare o per nutrirsi.

L’apparato boccale è costituito da una sorta di proboscide con cui succhiano le sostanze liquide che costituiscono il loro cibo; quando non viene usata è arrotolata a spirale sotto il capo.

Le farfalle si possono osservare quasi ovunque: nei boschi e nei prati, nelle zone golenali e nelle paludi, sulle scarpate, nei giardini e persino sulle morene dei ghiacciai. La stragrande maggioranza delle farfalle, tuttavia, vive nei prati e pascoli ricchi di fiori, così come nei margini adiacenti a boschi.

Si parla comunemente di farfalle diurne e di farfalle notturne in quanto numerose specie sono attive nelle ore centrali della giornata, mentre altre hanno abitudini crepuscolari. 

Si riproducono deponendo le uova da cui nascono le larve, comunemente dette bruchi. Alcuni si nutrono rosicchiando le foglie, altri vivono nel legno dove scavano lunghe gallerie. Dopo un certo periodo di tempo, i bruchi si trasformano in crisalide e poi nella farfalla vera e propria. L’adulto si ciba di nettare, la parte liquida e zuccherina presente all’interno dei fiori e mentre si ciba si “sporca” le zampe di polline, svolgendo il ruolo di impollinatore, consentendo a tantissime piante di riprodursi.

hanno quattro ali, due anteriori e due posteriori, queste sono delle membrane trasparenti ricoperte di microscopiche scagliette colorate a volte anche iridescenti, che danno loro le variopinte colorazioni.

non toccare le ali delle farfalle, in questo modo si compromette il riconoscimento reciproco e la capacità di mimetizzarsi con l’ambiente. Infine, toccando loro le ali, si rischia di spezzarle, danneggiarle e rimuovere le scagliette e la colorazione.

Nome scientifico: Lissotriton italicus

anfibio di lunghezza non superiore agli 8 cm con una testa piccola e squadrata, una cresta ghiandolare su entrambi i lati della schiena e una coda sottile, lunga circa quanto il resto del corpo. La pelle è generalmente brunastra o verde oliva sul dorso, con grandi macchie scure, mentre è arancio brillante o giallo pallido con macchie più o meno scure il ventre. Nel periodo riproduttivo, in tardo autunno, i maschi presentano una cresta sulla coda e sia le femmine che i maschi vanno incontro ad una variazione nella loro pigmentazione.

In genere preferisce i siti ricchi di vegetazione e con acque relativamente profonde. I tritoni, vivendo negli stagni con acqua ferma e paludosa e nei corsi d’acqua a lento scorrimento, si nutrono di larve di zanzare e altri piccoli insetti che cadono nell’acqua. In inverno si rifugiano sotto le radici degli alberi e nei boschi.

hanno un ruolo fondamentale nel tenere sotto controllo la popolazione di insetti, si nutrono ad esempio di larve e di adulti di zanzara eliminandole dalle raccolte d’acqua in cui vivono, mantenendo l’equilibrio ecosistemico.

hanno stadio larvale acquatico, ma a differenza delle rane e dei rospi, i piccoli non sono a forma di girino. Questi sono più allungati, sviluppano gli arti prima e hanno le branchie esterne a forma di “albero”. Alcuni tritoni producono sostanze tossiche dalle ghiandole per intimidire i loro predatori.

non interagire o disturbare l’animale ma osservarlo da una certa distanza cercando di coglierne le caratteristiche cromatiche e fisiche che lo distinguono, senza arrecargli disturbo.

Nome scientifico: Musca domestica

insetto di 5-7 mm di lunghezza, con un capo ben distinto dal torace, due occhi composti molto sviluppati, antenne corte e apparato boccale a “proboscide”. È un eccellente volatore, grazie ad un primo paio di ali anteriori membranose, e ad un secondo paio trasformatosi in bilancieri, strutture che informano l’insetto della posizione del proprio corpo durante il volo. Il corpo è ricoperto di peli ricchi di recettori che gli fanno percepire le modificazioni ambientali e che lo rende particolarmente agile e difficile da catturare.

Ovunque ! Abitazioni, ostelli, ospedali, ristoranti, bar, mense, locali di lavorazione, caseifici, allevamenti zootecnici, agriturismi, maneggi, discariche, impianti di compostaggio, campeggi, giardini, parchi.

Le larve e gli adulti rivestono grande importanza nella degradazione della sostanza organica e possono anche essere allevate. Sono fondamentali per i processi di decomposizione del materiale organico di carcasse animali non raccolte e smaltite.

Le mosche sono attratte dalle sostanze zuccherine. Un modo per monitorare la presenza di mosche è quello di utilizzare dei pannelli colorati di giallo, tinta che le attira, con un il fondo cosparso di sostanze zuccherine come il miele.

sebbene sia un insetto di cui tutti hanno esperienza, è probabile in pochi si siano soffermati ad osservarlo attentamente. È curioso quindi prestare attenzione, quando possibile, al corpo, alle ali, al capo e ai caratteristici occhi la cui vista è di gran lunga superiore alla nostra.

Nome scientifico: Bombus terrestris

insetto della stessa famiglia delle api dalle quali si differenzia per il  corpo tozzo, paffuto, scuro e con una banda arancione dietro il capo e una dello stesso colore sull’addome.  È ricoperto da una folta peluria che agisce da isolante per mantenerli caldi quando fa freddo e non a caso le specie che vivono nelle zone più fredde hanno una peluria più lunga e più spessa. La regina può misurare fino a 27 millimetri, mentre le operaie vanno dai 15 ai 20 millimetri.

Vive in campagna ed in città, nei prati fioriti e nelle aree cespugliose e si nutre del nettare e del polline di numerosi fiori. Per richiamarli al giardino è possibile realizzare nidi artificiali per bombi utilizzando un vaso in terracotta capovolto messo a terra, pieno di erba e muschio ma protetto da una pietra di ardesia.

Le colonie hanno un ciclo annuale: vengono fondate in autunno, si popolano dalla primavera e quasi tutti gli individui, tranne le neonate regine, muoiono alla fine dell’estate. L’alimentazione dei bombi include il polline e il nettare dei fiori, è quindi un animale molto importante per l’impollinazione, tanto che in alcuni paesi è strettamente protetto.

Il bombo è l’unico gruppo di insetti ancora esistente appartenente alla tribù dei Bombini. Questi insetti hanno un volo particolare che provoca un ronzio piuttosto rumoroso dovuto al fatto che le ali e i muscoli collegati provocano forti vibrazioni.

Non sono animali molti aggressivi ma le regine e le operaio possono pungere anche più delle comuni api se si sentono minacciate. Prestare attenzione a non infastidire le colonie.

Nome scientifico: Apis mellifera

le api da miele sono di colore rossiccio marrone con bande nere e anelli arancione-giallo sull’addome. Hanno molti peli sul torace, meno sull’addome e nelle zampe posteriori possiedono delle caratteristiche “tasche” per la raccolta del polline.  Esistono due caste di femmine: le api operaie sterili, e le api regine, fertili, alle quali si aggiungono i maschi, chiamati fuchi. Entrambe le caste di femmine hanno un pungiglione fornito di veleno.

non esiste un habitat specifico delle api da miele, esse prosperano in una grande varietà di ambienti diversi, sia naturali che creati dall’uomo, a condizione che siano curati sufficientemente da favorire la loro capacità di produrre miele. 

Alcune api si possono attrarre al giardino con nidi artificiali realizzati con cannucce da bibita o steli cavi a formare piccoli fasci da collocare in giardino in un posto caldo e riparato dal vento.

Le api da miele sono insetti che vivono in colonie in cui risiede una femmina riproduttiva (l’ape regina) e la sua prole. Le api operaie svolgono tutto il lavoro della colonia e sono di fatto le api più numerose dell’alveare. 

Esse sono responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi e garantiscono circa il 35% della produzione globale di cibo;senza di esse molte specie di piante si estinguerebbero. Forniscono inoltre i preziosi prodotti dell’alveare quali miele, polline, pappa reale, cera, propoli, da sempre utilizzati ed apprezzati dall’uomo.

si pensa che siano state proprio le api ad ispirare agli Egizi le tecniche di mummificazione. Bisogna sapere che ogni volta che una animale estraneo si introduce in un alveare, questo viene ucciso a colpi di pungiglione dalle api che non potendolo trasportare all’esterno, lo ricoprono di propoli, un potente antibiotico che preserva il corpo dell’animale e lo trasforma in una ‘mummia’

le api sono animali innocui e tendenzialmente non aggressivi, pungono solo se percepiscono un reale pericolo, soprattutto se nei confronti della famiglia. Se vi imbattete in uno sciame che ha già iniziato a nidificare, prestate attenzione. È proprio in corrispondenza dei nidi che le api manifestano comportamenti aggressivi: non provate mai a rimuovere un nido di api.

Nome scientifico: Oryctolagus cuniculus

è un mammifero simile al coniglio domestico ma molto più piccolo, ha le cosce ben sviluppate e le orecchie piuttosto corte; il pelo presenta un colore per lo più grigio-fulvo, eccettuata la gola, il ventre e il disotto della coda, di colore bianco. Sono caratterizzati dal notevole sviluppo dei denti incisivi a crescita continua.

Abita in tane a volte molto profonde e intricate con varie uscite, scegliendo sempre una località bene esposta, con terreno in pendio, per essere al sicuro dalle inondazioni e dalla umidità. Frequenta anche le aree ripariali dei fiumi dove trova il tipo di terreno adatto allo scavo delle tane e la vegetazione adatta a fornirgli rifugio dai predatori. Trascorre una buona parte della giornata all’interno delle tane scavate sotto terra, uscendo principalmente al mattino presto, al crepuscolo o nelle ore notturne.

Il coniglio selvatico si può considerare una specie di rilevante interesse conservazionistico in quegli ambienti in cui svolge il ruolo di consumatore primario, trasformando la biomassa e l’energia fornita dai produttori primari e mettendola a disposizione per i livelli più alti della catena alimentare.

 Le zampe sono strutturate per scappare dai predatori, specie quelle posteriori, più robuste e lunghe di quelle anteriori. Sono pronte a scattare in caso di attacchi e non scivolano su terreni accidentati. Non hanno dei cuscinetti come molti animali, bensì una copertura di peli molto folta, che dà maggiore aderenza al terreno.

La migliore cosa da fare è salvaguardare la salute dell’animale e se non ha bisogno di cure, lasciarlo dove si trova.

È importante rendersi conto che i conigli selvatici non possono essere considerati animali domestici e non dovrebbero quindi essere trattati come tali.

Nome scientifico: Turdus merula

è un uccello che misura 24-27 cm in lunghezza e con un’ apertura alare di 34-38cm.

Il maschio adulto ha un piumaggio per lo più nero e lucido, mentre la femmina adulta tende a un colore un po’ più bruno-rossastro, leggermente screziata con tinte più chiare sulle aree inferiori. Il piumaggio degli esemplari giovani, invece, è di colore bruno scuro con striature color cuoio e con il becco marrone.

Gli habitat del merlo si trovano spesso nelle aree urbane, dove la concentrazione di questi uccelli è maggiore rispetto alle aree rurali: sono rappresentati spesso da giardini, parchi e boschetti dove realizza nidi di paglia e rametti, ma anche terreni agricoli con siepi e aree boschive. La maggiore densità delle popolazioni nelle aree urbane è dovuta alla maggiore abbondanza di cibo prodotto dagli esseri umani.

Sono uccelli onnivori e, in generale, adattano la loro dieta alla disponibilità di cibo di ogni ambiente. Preferisce scavare la terra alla ricerca di insetti, vermi, ragni, lumache, o cerca cereali, semi, e spesso becca frutti come mele e pesche.

Il merlo costruisce il proprio nido su alberi bassi o piccoli cespugli; a terra cammina saltando, mentre in volo è molto agile, costante e leggero.  Svolge un ruolo significativo negli ecosistemi, regolando le popolazioni di insetti, gran parte dei quali dannosi per l’agricoltura.

Il merlo tende a soffrire di albinismo e alcuni esemplari possono avere diverse penne bianche che contrastano con il piumaggio nero. Il canto del merlo spicca notevolmente tra gli altri uccelli, a tal punto che è stato soprannominato “Il Beethoven” dei volatili.

non interagire o disturbare l’animale, a meno che non sia ferito. Se trovi un piccolo merlo a terra non raccoglierlo, puoi ricollocarlo in un luogo più sicuro ma comunque dove possa essere visibile.

Nome scientifico: Columba livia

uccello dal corpo lungo circa 30-36 cm con petto arrotondato, capo piccolo e zampe molto corte. Il becco è corto e di colore nero mentre le zampe sono rosso scuro, con unghie nere. Il suo piumaggio è fitto e soffice, dalla colorazione variabile secondo le tonalità del grigio e del blu. Caratteristica del piccione sono le piume iridescenti del collo e del petto, le quali formano la particolare sfumatura metallica verde intenso, indaco e viola, tipica di questa specie.

sono animali che hanno trovato utile la migrazione da zone non abitate verso zone urbane principalmente a causa dell’intervento massiccio dell’uomo sui loro ecosistemi naturali. Questa interazione ha portato gli uccelli un tempo alieni a questi contesti a risiedere più o meno in modo permanente nelle città e a mutare il proprio stile di vita per sfruttare al meglio le risorse provenienti da ambienti urbanizzati.

In natura i piccioni domestici sono vegetariani e si nutrono principalmente di granaglie, semi e germogli, pur cacciando in caso di necessità anche piccoli invertebrati. Nei contesti urbani possono nutrirsi del cibo lasciato dalle persone, ad esempio briciole di pane e altri rimasugli, piluccando al suolo o rovistando tra i rifiuti abbandonati. 

I piccioni erano un tempo allevati dall’uomo come cibo e come messaggeri alati. Il colombo è stato, tra gli uccelli, il primo ad essere addomesticato dagli Antichi Egizi, dai Greci e dai Romani. Per secoli inoltre, i piccioni viaggiatori hanno costituito il più veloce sistema di telecomunicazione in ambito umano: possono percorrere fino a 800 km volando a 70 km/h per ritornare al nido o alla colombaia dove vengono allevati.

non disturbare o dare da mangiare all’animale, a meno di particolari necessità. Se trovi un piccolo a terra non raccoglierlo, puoi ricollocarlo in un luogo più sicuro ma comunque dove possa essere visibile.

Nome scientifico: Podarcis muralis

sauro lungo in media 15–20cm dalla colorazione del dorso variabile dal grigio al bruno. Le femmine e i giovani presentano delle strisce laterali continue di color bruno scuro, mentre nei maschi il disegno è più complesso. Alcuni individui mostrano macchie blu o celesti nella parte ventrale più esterna e sulla gola.

si tratta di un rettile facilmente osservabile in quanto vive anche in zone antropizzate. Trova rifugio in buchi nei muri o sotto terra e appena uscita, si riposa al sole per scaldarsi. L’aspetto agile e appiattito è particolarmente adatto alla vita sulle superfici a piombo e nelle fessure.  Si rivela peraltro sorprendentemente adattabile, tanto da occupare gli ambienti più diversi: pietraie, rocce, cave di pietra e di ghiaia, rovine, muri a secco, scarpate delle ferrovie, campi, vigneti e giardini.

si nutre di tutti i piccoli invertebrati che riesce a sopraffare, in particolare insetti, ragni e vermi, ma anche di bacche e altri piccoli frutti. Essa contribuisce a frenare l’invasione degli insetti dannosi: se infatti questi insetti non venissero combattuti, il loro numero aumenterebbe a dismisura e verrebbe turbato l’equilibrio biologico esistente.

Per difendersi dai suoi predatori, la lucertola mette in atto un meccanismo difensivo inconfondibile: con delle potenti contrazioni muscolari riesce a provocare il distacco della coda per fuggire alle grinfie del suo assalitore. Col tempo la coda ricresce fino ad acquisire il suo aspetto iniziale.

non interagire e disturbare l’animale se non in particolari situazioni.

Nome scientifico: Natrix natrix

Si tratta di un serpente non velenoso, innocuo per l’uomo che presenta un colore di fondo tendente al grigio, con bande nere trasversali più o meno pronunciate sui fianchi e ventre chiaro con macchie scure. In funzione sia dell’età dell’animale che delle aree geografiche di appartenenza, a volte si possono osservare individui con evidenti variazioni di colore.

Frequenta generalmente corsi d’acqua a scorrimento lento, laghi, paludi e torbiere. Vive anche nei luoghi erbosi in vicinanza dell’acqua dove caccia pesci e anfibi.

È una specie ovipara; le femmine depongono da 8 a 50 uova tra cumuli di vegetazione in decomposizione, che assicurano calore e umidità necessari per lo sviluppo. La si trova attiva tra marzo e ottobre, mentre si ritira in ambienti protetti durante la stagione fredda. È un instancabile predatore di arvicole e topi: il serpente con la sua silenziosa azione può in breve tempo liberare il nostro orto o giardino dalla fastidiosa azione dei roditori che spesso rovinano le coltivazioni.

Non possedendo armi letali, in caso di pericolo la biscia resta ferma immobile, assumendo un atteggiamento di morte apparente e vomitando sostanze fortemente maleodoranti, riuscendo così ad allontanare potenziali predatori.

Non toccarlo o infastidirlo, allontana gli animali e i bambini piccoli dalla zona.

Se qualcuno viene morso, chiama subito un’ambulanza. Anche se il serpente non è velenoso, è meglio non correre rischi.

Nome scientifico: Helix nemoralis

La chiocciola è un mollusco caratterizzato dalla presenza di una conchiglia tipicamente spiralata. Per muoversi striscia su un piede ampio e piatto e lo fa scivolare in avanti compiendo un piccolo avanzamento per volta. Per agevolare i suoi spostamenti la chiocciola lubrifica il substrato con una grande quantità di muco prodotto dalle ghiandole contenute nel piede stesso. Possiede sul capo quattro tentacoli di cui i due più lunghi terminano con un occhio e i due più corti servono da organi sensoriali.

Le chiocciole hanno un habitat variabile ma per lo più amano i luoghi freschi e ombreggiati, rimanendo al riparo dai raggi solari. Sul loro percorso lasciano una striscia argentea iridescente, continua o tratteggiata, dovuta alla condensazione del muco rilasciato dalle ghiandole del piede.

sono per lo più notturne durante i mesi più caldi: quando tutti sono svegli, loro dormono nascondendosi tra l’erba alta, sotto le rocce e le foglie. Si nutrono di vegetali e sono molto attirate dagli orti e dalla loro vegetazione. La comunità delle lumache è utile per ridurre i rifiuti delle foglie.

La chiocciola vive tutta la vita nella sua conchiglia e quando muore questa rimane vuota e nessun altro animale la utilizza. La usa per ripararsi quando si sente minacciata o per chiudersi dentro, sigillando il buco quando arriva l’inverno.

rispettare l’animale senza danneggiarlo o disturbarlo lasciandolo nel suo ambiente naturale.

Nome scientifico: Limax

le limacce sono dette lumache senza guscio perché prive di questa principale caratteristica. Sono animali invertebrati che possiedono due paia di antenne sulla parte anteriore della testa, entrambe hanno funzioni sensoriali, in quanto la coppia più grande funziona in modo simile agli occhi, mentre la coppia più piccola percepisce gli odori.

Il corpo è piatto e permette il movimento attraverso delle contrazioni agevolate da un liquido chiamato bava.

Sono particolarmente attive in aree con elevata umidità e aumentano la loro presenza quando ha piovuto di recente. In condizioni di siccità, invece, tendono a nascondersi tra le rocce, nella corteccia degli alberi o in qualsiasi posto dove possano sentirsi protette e al sicuro.

Sono animali invertebrati con abitudini notturne; si nutrono delle foglie di quasi tutte le piante e possono persino divorare completamente giovani piantine di ortaggi, fiori ma anche frutti e funghi.

rispettare l’animale senza danneggiarlo o disturbarlo lasciandolo nel suo ambiente naturale.

non disturbare o dare da mangiare all’animale, a meno di particolari necessità. Se trovi un piccolo a terra non raccoglierlo, puoi ricollocarlo in un luogo più sicuro ma comunque dove possa essere visibile.

Nome scientifico: Pipistrellus pipistrellus

è un piccolo chirottero con orecchie larghe, triangolari e apici arrotondati; ali relativamente strette e coda appena sporgente. Sul dorso la pelliccia è nocciola o castana mentre sul ventre più chiara, grigia o giallastra. La base dei peli è comunque più scura, quasi nera all’apice.

è una specie molto comune in quanto abita sia i boschi che i centri abitati ed è possibile vederlo nei parchi urbani, tra le crepe degli edifici, nelle chiese e nelle case abbandonate o in costruzione. Gli esemplari solitari possono trovare rifugio in spazi minuscoli, nelle intercapedini delle case, persino negli spazi che si creano fra muri e cartelli stradali. Ha attitudini fortemente gregarie e condivide il suo rifugio con altre specie.

La maggior parte delle popolazioni europee sono sedentarie e si spostano per non più di 10-25 km.  Il pipistrello è uno dei primi a uscire durante il giorno; si nutre di piccole farfalle notturne, zanzare e altri insetti, che individua e cattura in volo. È  un ottimo alleato dell’uomo, utile all’agricoltura e “mangiatore” di zanzare. Ha un ruolo fondamentale nel liberare le colture da insetti e parassiti in modo naturale. È importante anche per la produzione del guano che si deposita nelle grotte dove trova riparo e che viene usato come fertilizzante.

Per comunicare con i suoi simili, individuare le prede e muoversi agilmente anche al buio, utilizza l’ecolocalizzazione ed emette degli squittii acuti udibili anche dall’uomo.

rispettare l’animale senza danneggiarlo, disturbarlo o dargli da mangiare e lasciandolo nel suo ambiente naturale se non in casi eccezionali.

Nome scientifico: Erinaceus europaeus

mammifero con caratteristiche morfologiche arcaiche che lo accomuna ai primi comparsi sulla Terra: dopo milioni di anni ha solamente evoluto il tipico rivestimento di aculei. Il riccio comune misura fino 25–27 cm di lunghezza, per un peso che solo eccezionalmente supera il chilogrammo.

predilige zone con una discreta copertura vegetale come le boscaglie, i margini delle aree coltivate, i giardini, parchi e frutteti, dove può trovare non solo il cibo ma dei buoni nascondigli. La tana del riccio è spesso fatta di foglie, posta sotto massi e rocce, nelle cavità dei tronchi, nei buchi dei muri oppure tra i cespugli e sono spesso ricoperte con muschio ed altri vegetali

I ricci si nutrono di piccole creature e parassiti come insetti, vermi, millepiedi, lumache, topi, rane, lucertole, uova e serpenti ma anche frutta e bacche. Questo tipo di dieta fa si che sia un animale ‘amico del giardino’. Infatti, in questo modo il riccio svolge un ruolo cruciale per l’equilibrio ecosistemico del giardino.

Il riccio è un animale esclusivamente notturno: si pensa che le abitudini notturne non siano dettate da esigenze di difesa quanto piuttosto da un adattamento allo stile di vita delle proprie prede, che sono molto più abbondanti durante la notte. Nonostante appaia un animale goffo e generalmente si muova lentamente, il riccio è in grado di correre velocemente e si dimostra anche un ottimo nuotatore.

Spesso ci si imbatte anche vicino ai centri abitati, in questi curiosi animali: il consiglio è di non toccarli o disturbarli e rispettare il loro ambiente naturale.

Nome scientifico: Apodemus sylvaticus

piccolo topolino dal corpo snello, orecchie larghe e tonde, occhi sporgenti e zampe posteriori  lunghe. La colorazione della pelliccia sul dorso è marrone giallastro sfumata di grigio,  mentre il ventre è bianco grigiastro.

vive in tane scavate nel terreno, abbastanza profonde e dotate di più ingressi e corridoi. E’ una specie diffusa e comune in tutti gli ambienti boschivi e di macchia, sia costieri che di montagna, necessita di una certa copertura vegetale ed evita gli ambienti troppo aridi.

conduce una vita principalmente notturna e si nutre soprattutto di semi e frutti ma anche di insetti e lumache. Si nutrono di quasi tutti i semi degli alberi che tuttavia, non sempre consumano: le ghiande che i topi selvatici non aprono del tutto o tengono come scorta, ad esempio, finiscono per germogliare e dare origine a nuovi alberi. É stato, inoltre, osservato che i topi trasportano i semi fino a 130 metri di distanza dall’albero madre, il che favorisce il fenomeno della dispersione.

Si tratta di una specie particolarmente agile sul terreno dove, se in pericolo, po’ compiere salti lunghi sino a 80 cm.

il consiglio è di non toccarli o disturbarli, non dare loro da mangiare e rispettare il loro ambiente naturale.

Nome scientifico: Glis glis

mammifero notturno appartenente alla classe dei roditori che raggiungere i 30 cm di lunghezza. Presenta orecchie piccole e tonde, muso allungato che termina con ‘baffi’  tattili simili a quelli dei gatti; gli occhi sono scuri e i denti incisivi molto aguzzi gli permettono di rosicchiare il legno; la pelliccia e grigia e diventa bianca sul ventre.

vive in tane costruite nelle cavità sotterranee o in qualsiasi angolo possa offrire loro un riparo e può sfruttare le cavità degli alberi per costruire il proprio rifugio con foglie, pezzi di corteccia e muschio.

Esce all’aria aperta solo dopo il calore del sole e si rintana non appena arriva l’alba. Mangia nocciole, castagne, ghiande, frutti di bosco, bacche, uova di alti animali ma anche fiori. È facile vederlo nel pressi di alberi prima dell’ibernazione intento nel fare provviste. Nonostante la sua fama di ‘dormiglione’ è in realtà molto attivo, si arrampica facilmente sulle cime degli alberi e salta agevolmente da una ramo all’altro.

il ghiro va in letargo per molti mesi e anche di giorno ama stare rintanato nel suo rifugio.

osservalo da una certa distanza, senza avvicinarti per non spaventarlo, muoviti lentamente e con rispetto verso l’animale. Non toccarlo e non dargli da mangiare.

Nome scientifico: Vulpes vulpes

è un carnivoro selvatico di medie dimensioni con zampe corte, muso lungo e affusolato, orecchie dritte, appuntite e nere nella parte posteriore. La coda lunga e molto folta ha solitamente la punta bianca, infine il manto è generalmente rossiccio, bianco solo nella parte ventrale.

vive nei boschi ma si può avvistare anche in montagna e nelle campagne coltivate. È un animale notturno ma dove vive indisturbata può essere attiva anche con la luce del sole. Durante il giorno si ripara sotto cespugli, in piccoli fossi e nelle tane scavate da lei stessa o da tassi e istrice.

Si nutre di altri piccoli animale quali talpe, conigli, ricci ma anche di insetti, uccelli, uova e rifiuti domestici. Gli adulti formano gruppi familiari composti da un maschio, una femmina e i loro piccoli.

è proverbiale la sua furbizia che si riferisce al suo ‘opportunismo’ e alla grande capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di ambiente, dalla campagna alla città.

Allontanati lentamente, non spaventare l’animale, non avvicinarti e non cercare di dargli da mangiare.

Nome scientifico: Coccinella septempunctata

coleottero dalle abitudini diurne che compare con l’arrivo dei primi caldi, tra aprile e maggio. Il corpo è di forma ovoidale con capo e torace neri ed elitre dal tipico colore rosso acceso sulle quali si vedono 7 punti neri.

vive in prati, orti, giardini, parchi, fino a 1.500 metri di altitudine. Si ripara dal freddo sotto le foglie accartocciate o nelle fessure delle cortecce.

È un insetto polifago, sia gli adulti che le larve sono voraci predatori di afidi e cocciniglie e possono mangiarne fino a 100 al giorno. Per questo motivo la coccinella è utile per l’agricoltura biologica e permette la riduzione dell’uso di pesticidi.

Le coccinelle più famose e comuni sono rosse e hanno graziosi puntini neri sulle ali indurite ma tra le oltre 6mila specie esistono tantissime colorazioni differenti: rosse, arancioni, marroni con e senza puntini neri.

è un insetto che ha sempre riscosso simpatia: se la incontri puoi provare a farla salire sulla tua mano con delicatezza per osservarla meglio, ma lasciala poi volare e stai attento a non schiacciarla

Nome scientifico: Lumbricus terrestris

anellide di colore rossastro, non dotato di un sistema respiratorio che respira filtrando l’aria dal suolo: durante la pioggia, quando i tunnel nel terreno si riempiono di acqua, esce in superficie per non affogare.

È ampiamente diffuso e popola prati, campi, giardini e boschi. Nel suo habitat scava cunicoli pressoché verticali fino a 3 metri di profondità nello strato inferiore del suolo. Durante la notte lo si può osservare in superficie mentre si ciba di resti vegetali presenti sulla superficie del terreno.

è un vero e proprio laboratorio vivente: i lombrichi, nutrendosi, puliscono il terreno, e smaltiscono tutti gli avanzi organici che l’uomo, gli animali e la natura rilasciano. I suoi escrementi (vermicompost), costituiscono un fertilizzante-ammendante di eccezionale qualità.

è capace di rigenerare parti danneggiate del proprio corpo. Inoltre è fotosensibile e non sopporta la luce solare: un lombrico esposto ai raggi solari muore in pochi minuti a causa dei raggi ultravioletti.

è un animale innocuo, puoi prenderlo liberamente, ma è bene stare attenti a non calpestarlo, danneggiarlo e rispettarne l’esistenza all’interno del giardino.

Nome scientifico: Coleoptera spp.

Sono insetti con un primo paio di ali inadatte al volo e trasformate in un astuccio duro che protegge il corpo. Presentano un capo definito, provvisto di un paio di antenne, due occhi composti ben sviluppati e un apparato boccale di tipo masticatorio con robuste mandibole in grado di triturare il cibo. Il ciclo biologico si svolge attraverso gli stadi di uovo, larva, pupa e insetto perfetto (metamorfosi completa).

la larva si rinviene molto facilmente nelle compostiere e nei vasi e spesso in concomitanza di piante morte. Gli adulti si ritrovano nei boschi, prati e campi coltivati.

la larva svolge il ruolo detritivoro e degradatorio di sostanze organiche di erbivori e carnivori, è utile nei processi di rigenerazione dei suoli, svolgendo quindi un ruolo ecologico essenziale, equivalente a quello dei lombrichi, ma in uno strato superiore del suolo. Gli adulti, in genere, non sono abili volatori e si spostano nel suolo alla ricerca di prede che catturano grazie agli organi di senso sviluppati e alle mandibole affilate.

non toccare o danneggiare l’insetto, osservarlo da una certa distanza e rispettare la sua presenza nel giardino.

Nome scientifico: Sciurus vulgaris

è un roditore di medie dimensioni, con un corpo snello adatto al salto, pelliccia folta dalla colorazione ventrale bianco-crema, mentre quella dorsale varia dal rosso fulvo al nero.  La coda è lunga, appiattita, interamente ricoperta da lungo pelo e portata ricurva sul dorso; all’apice delle grandi orecchie sono presenti dei ciuffi auricolari caratteristici.

L’habitat naturale dello scoiattolo è rappresentato da boschi e foreste sia di conifere sia di latifoglie. Frequenta, anche se pur in minor modo, boschetti arginali e agro-ecosistemi ricchi di alberature. Quando non è disturbato privilegia parchi pubblici e giardini di ville storiche dotati di alberi monumentali.

Sfruttano diverse fonti alimentari ma il cibo principale sono i semi di molte specie arboree. In primavera integrano la loro dieta con germogli, fiori e occasionalmente insetti e uova; in autunno invece non è raro osservarli mentre si cibano di frutti, funghi e cortecce.

Il nido è costruito con rami, foglie, stecchi e foderato di peli, paglia e muschio; ha forma tondeggiante ed è posto alla biforcazione dei rami. Lo scoiattolo volge un ruolo molto importante per l’ecosistema, promuovendo la crescita di nuove piante in quanto i semi da loro nascosti, molto spesso vengono dimenticati.

Corre a zig-zag e mai lungo la stessa direzione quando deve fuggire. Possiede l’abilità di comunicare attraverso suoni, con il rilascio di particolari odori e addirittura segnalando il pericolo tramite movimenti della sua coda. 

on interagire disturbando l’animale, non dargli da mangiare e non avvicinarsi troppo per non spaventarlo o scaturire una reazione aggressiva.

Nome scientifico: Homo sapiens

Con Homo sapiens, dal latino “uomo sapiente”, intendiamo l’uomo moderno.
I primi esemplari sapiens apparvero circa 130.000 anni fa e circa 65-75.000 anni fa, parte della specie iniziò un percorso migratorio che attraverso un corridoio nel Medio Oriente la portò a colonizzare l’intero pianeta.

la colonizzazione umana del pianeta interessa l’80% della Terra: l’uomo ha lasciato segni più o meno profondi su quattro quinti delle terre emerse: solo il 20% ne è salvo. Possiamo definire il Pianeta quasi completamente antropizzato, poiché l’uomo è riuscito a colonizzare quasi tutte le terre emerse, eccetto per ambienti estremi come caverne troppo profonde e le cime delle montagne e ghiacciai. 

L’uomo ha modificato l’intero pianeta per adeguarlo primariamente alle proprie esigenze: l’influenza della nostra specie sul pianeta ha avuto molti impatti su atmosfera, oceani, acqua, territorio e suolo e condotto a un degrado ambientale, in alcuni casi grave e in altri irreversibile. Fra questi troviamo eventi meteorologici estremi, il fallimento della mitigazione e dell’adattamento al cambiamento climatico, gravi catastrofi naturali, gravi perdite di biodiversità con collasso dell’ecosistema.

PIANTE

Nome scientifico: Crataegus monogynapes

Piccolo albero caducifoglie che può raggiungere i 6 m di altezza, caratterizzato da corteccia grigia che si scurisce con l’avanzare dell’età e da foglie picciolate, lunghe 3-6cm, a disposizione alterna, semplici e ripartite in profondi lobi. Fiorisce in primavera emettendo corimbi composti da piccoli fiori bianco-rosati ai quali seguono i falsi frutti ovoidi di colore rosso in autunno.

Nome scientifico: Ilex aquifolum

Arbusto a fogliame persistente, coriaceo più o meno lucido ed in genere ad apice spinoso. Ha una crescita piuttosto lenta, predilige esposizioni ombreggiate e terreni freschi. Sopporta bene le potature ed è molto rustico. La fioritura, senza particolare interesse avviene a maggio-giugno mentre i frutti, bacche rosse sferiche, si colorano a settembre e persistono fino a inizio primavera.

Nome scientifico: Sorbus aucuparia

Albero deciduo a chioma arrotondata comune dei boschi collinari e montani che a maturità raggiunge gli 8-10 metri di altezza e 4-5 metri di larghezza. La fioritura biancastra appare a maggio e i caratteristici frutti di colore rosso vermiglio, molto appetibili per gli uccelli, persistono fino all’inverno. Non presenta particolari esigenze di terreno o esposizione; è spesso impiegato come sia come esemplare isolato sia in filari lungo i viali.

Nome scientifico: Syringa vulgaris

Arbusto a fogliame caduco che può arrivare ai 3-4 metri di altezza, caratterizzato dalla presenza di copiose infiorescenze raccolte in pannocchie profumate emesse a maggio-giugno. Rustico e vigoroso ben si adatta a tutti i terreni e predilige esposizioni soleggiate per una fioritura ottimale.

Nome scientifico: Thymus vulgaris

Pianta perenne sempreverde, di origine mediterranea che ben tollera periodi brevi di freddo (-10/-15 C°). Predilige esposizioni in pieno sole e risulta rustica, adattandosi bene a qualunque tipo di suolo. Fiorisce da maggio a luglio e i suoi fiori ricchi di nettare sono molto ricercati dalle api.

Nome scientifico: Santolina chamaecyparissus

La Santolina è un arbusto rustico, sempreverde, aromatico, Presenta fusti lanosi, eretti e sottili ricoperti da foglie persistenti di colore grigio-verde che emanano un gradevole profumo. Può raggiungere i 30-60 cm di altezza, espandendosi per 80- 90 cm in larghezza. Alla fine di giugno emette un’abbondante fioritura gialla, molto particolare per i tanti capolini portati su singoli steli.

Nome scientifico: Symphoricarpos orbiculatus

Arbusto a fogliame caduco con fioritura bianco-rosata insignificante da giugno ad agosto e frutti decorativi bianchi o rosa da settembre a gennaio. Rustico e vigoroso si adatta bene a tutti i terreni e le esposizioni.

Nome scientifico: Salvia officinalis

Aromatica perenne molto rustica con foglie ovali lanceolate e bordi dentellati, ricche di oli essenziali che conferiscono il tipico profumo aromatico. Le infiorescenze sono azzurro- violacee, visibili in estate e riunite nella parte terminale dello stelo. È una pianta rustica e di facile coltivazione che predilige le esposizioni soleggiate e le temperature calde. È bene potarla a sfioritura completa per stimolarne la crescita nella nuova stagione.

Nome scientifico: Rosmarinus officinalis

Arbusto sempreverde dalle foglie coriacee, strette e lunghe 2-3 cm addensate su rametti di colore verde, lucenti e ricche di ghiandole oleifere. La fioritura, che si prolunga da marzo ad ottobre è costituita da infiorescenze lilla-azzurre raccolte in spighe. È presente anche nella varietà ‘prostratus’ che assume un portamento strisciante e disordinato.

Nome scientifico: Viburnum opulus

Arbusto alto dai 2 ai 4 metri, caducifoglio, con larghe foglie a 3-5 lobi evidenti e margini grossolanamente dentati. Emette a fine aprile-maggio grosse infiorescenze sferiche molto ornamentali a cui seguono frutti carnosi rosso brillanti che persistono sulla pianta anche a foglie cadute.

Nome scientifico: Corylus avellana ‘purpurea’

Arbusto caducifoglio piuttosto rustico che ben si adatta a tutti i climi e terreni, purchè drenati. Teme tuttavia le gelate primaverili che possono arrecare danni alla fioritura. Essa, molto precoce, si presenta sotto forma di amenti penduli sui rami spogli durante i mesi tra gennaio e marzo. Può raggiungere 3-4 m di altezza e nella varità purpurea il fogliame si tinge di rosso porpora.

Nome scientifico: Viburnum tinus

Arbusto sempreverde che raggiunge 1,50 – 2 metri di altezza a foglie verde scuro, lucide con picciolo rosso. Ornato da infiorescenze a corimbo appiattite, poste all’apice dei rami, visibili dapprima in boccioli rosati e poi bianchi una volta schiusi a fine inverno e inizio primavera. I frutti, bacche inizialmente blu, diventano scure a maturazione e perdurano sulla pianta durante l’estate.

Nome scientifico: Lavandula officinalis

Erbacea perenne dal portamento eretto che può raggiungere il metro di altezza, dal fogliame persistente stretto e sottile di colore grigio-verde. Forma dei cespugli arrotondati da dove emergono spieghe di fiori blu-violacei a luglio-agosto. Viene usata come coprisuolo ed è molto rustica, addattandosi a tutti i terreni e resistendo all’aridità.

Nome scientifico: Cornus stolonifera ‘flavirramea’

Arbusto spogliante dal fogliame verde brillante e, a seconda della varietà anche variegato di bianco o giallo. Il fogliame assume un colore giallo-arancione in autunno e in inverno mostra i caratteristici rami colorati di giallo il cui colore si intensifica nel periodo invernale. Le infiorescenze, non particolarmente ornamentali, appaiono in primavera e a queste seguono piccoli frutti scuri.

Nome scientifico: Arbutus unedo

Grande arbusto o piccolo albero originario del bacino del Mediterraneo a fogliame persistente, che a maturità arriva a 5-6 metri di altezza e 2-3 metri di larghezza. Fiorisce da ottobre a dicembre emettendo fiori bianchi campanulati mentre i frutti eduli appaiono dapprima verdi per poi maturare in tardo autunno, assumendo un colore rosso-vivo. Pur gradendo temperature calde, riesce a svilupparsi anche a temperature relativamente più basse.

Nome scientifico: Calendula officinalis

Erbacea annuale a portamento eretto e ramificato. E’ ricoperta da una sottile e delicata peluria e ha numerose ghiandole ricche di olio essenziale. Il fusto raggiunge una dimensione di circa 30-40 cm di altezza. Le foglie sono alterne sul fusto, lanceolate e con margine dentato. I fiori della calendula sono costituiti da grossi capolini, grandi fino a 5 cm, circondato da brattee ricoperte di peli ricchi di ghiandole, contenenti anch’esse olio essenziale.

Nome scientifico: Borago officinalis

Erbacea annuale spontanea che raggiunge di 80 cm di altezza, caratterizzata da fusti carnosi, foglie ovali tomentose e da una fioritura precoce costituita da fiori blu-viola a stella, sommitali, raccolti in gruppo e penduli in piena fioritura. Sia le foglie che i fiori sono commestibili e ampiamente utilizzati in cucina.

Nome scientifico: Buddleja davidii

Arbusto a foglia caduca che puo raggiungere 3 m di altezza ma presente anche nella varietà ‘nana’ che si mantiene più compatta. Peculiar sono le sue lunghe infiorescenze a spiga visibili da giugno a settembre molto attraenti per le farfalle.

Alcune app utili:

Alcune app utili:

  • Merlin Bird ID: ti aiuta a identificare gli uccelli che vedi e senti
  • Plant Net: per identificare tramite foto le specie vegetali che stai osservando
  • Picture Insect: per riconoscere insetti dalle foto

Food forest

Altro esempio di comunità multispecie è la ‘food forest’ o foresta commestibile.
Questo termine viene utilizzato per definire dei sistemi coltivati che si ispirano al bosco. É il tentativo dell’uomo di ritornare a seguire i processi della natura, prendendo ad esempio comunità multispecie formatesi spontaneamente dove piante e animali collaborano e cooperano a livello aereo e radicale, rendendosi indipendenti e autosufficienti da qualsiasi nostro intervento.