La food forest

Buongiorno a tutti, oggi è il mio compleanno (Veronica) e ho quindi tenuto proprio per oggi l’argomento che da mesi mi appassiona di più: la Food Forest.
Molti di sicuro ne hanno già sentito parlare, io stessa prima di approfondire il discorso con questi bellissimi libri (link alle storie di Instagram) mi ero fatta una vaga e romantica idea di “foresta commestibile” e correndo con l’immaginazione avevo già abbastanza intuito di cosa si trattasse.
Vorrei però approfondire meglio il perché credo sia una rivoluzione accoglierla nel proprio giardino e quali sono i suoi capisaldi.

La Food Forest si spinge ancora oltre la permacultura, ne fa propri quasi tutti i punti, ma la porta al massimo livello perché utilizza quasi solo piante perenni o annuali che si riseminano. Quando mettiamo a dimora una Food Forest stiamo creando un sistema che potenzialmente può vivere senza di noi, generando cibo per noi e la nostra famiglia, e per tanti animali selvatici, incrementando quindi tantissimo la biodiversità! Non dovremo  più smuovere il terreno, lasciando che le radici degli alberi si avvinghino con quelle degli arbusti, delle erbe aromatiche, dei tuberi e così via, in un sistema indipendente che ci dona tanta abbondanza. Ovviamente essendo un sistema stabile non richiede nemmeno di irrigazioni costanti, se non al momento dell’impianto e giova delle consociazioni tra le piante, proprio come la permacultura!

Ho trovato quest’anno molto faticoso, a livello emotivo soprattutto: incertezza, insicurezza, pochi rapporti sociali… come tutti immagino. Il tema della food Forest mi ha dato una grande speranza nel futuro e vedo nell’applicazione dei suoi principi anche a livello domestico e urbano un grande spiraglio di luce: piantare oggi qualcosa che, comunque vada, farà parte del mio contesto più prossimo. Una forte connessione con la natura, che in nessun modo inserisce elementi che interferiscono con l’ambiente. Solo piante, piante, piante.
Ora, non ho bisogno di altro!

Avete sicuramente già sentito parlare anche di desertificazione e perdita di suolo, non pensiamola così lontana! Forse l’avete sperimentato durante passeggiate in campagna se fate attenzione al colore e alla composizione del terreno, soprattutto nei campi smossi dagli aratri. Quando vediamo affiorare la roccia nei terreni in pendenza, in lotti di nuove costruzioni o in boschi che vengono abbattuti e non ripiantati per fare spazio alla città, quando andiamo in montagna e vediamo crollare dei muretti a secco: la pendenza aumenta e il suolo è più sottoposto a raggi solari, senza protezione. Stiamo perdendo terra nel senso che a causa dell’uso di prodotti chimici che sterilizzano il terreno con l’idea di ripulirlo e a causa del mancato apporto di sostanza organica e soprattutto con il naturale dilavamento delle piogge, il terreno si impoverisce.
La mancanza di piccole realtà contadine che si prendono cura del loro territorio fa sì che il naturale dilavamento non venga ripristinato.
Uno degli elementi più importanti per la food Forest e che garantisce la sua autonomia è la qualità del suolo: nello strato superficiale del terreno si trova la maggior concentrazione di sostanze nutritive, ma è grazie alle radici che avviene il costante scambio di elementi con la parte più profonda, ricca di minerali. Impiantare una Food Forest stabile, dove non andrò mai a rigirare il terreno permette a questo strato di compost di aumentare e quindi arricchire costantemente le piante, il miglior concime che possiamo offrire alle nostre piante arriva dalle piante stesse, che decomponendosi vanno a donare di nuovo al terreno le sostanze che hanno tolto.
Come possiamo fare per favorire questo processo? Sicuramente non lavorare il suolo è la prima grande rivoluzione, poi possiamo consociare piante utili che fissano l’azoto, altre che favoriscono la micorrizazione. Possiamo restituire al terreno quello che le piante si prendono quindi attraverso una pratica della “Crop and Chop” sminuzzare con una forbice più o meno grossolanamente il verde dei ricacci che crescono dove non ci piace, ad esempio i succhioni delle piante da frutta, o i ricacci degli arbusti che vanno ad intrecciarsi. Possiamo coprire il suolo con la pacciamatura più naturale ossia le foglie secche che raccogliamo, la parte aerea di erbacee e felci, paglia, cartone… tutto ciò che normalmente è un rifiuto. Possiamo fare il compost domestico o divertirci e preparare il bokashi, un ammendante organico fermentato, con una funzione di fertilizzante naturale per il suolo e quindi anche per le piante, ricco di microorganismi benefici.

Il sesto d’ impianto varierà dallo spazio che abbiamo a disposizione, vi metto qui un piccolo schema di un pezzo di food forest che abbiamo piantato qui in vivaio. Non è un esempio da manuale perché ho applicato i principi a delle piante esistenti e con le nostre specifiche necessità di passaggio e utilizzo ( in particolare dare alle api un approvvigionamento a brevissimo raggio per aiutarle durante l’inverno, ripararle dalla corrente fredda) rendendolo uno spazio molto bello e esteticamente armonico visto che è un punto focale del nostro spazio libero del vivaio.
Vi lascio alcuni elementi base che dobbiamo fissare nella mente e che da oggi spero condizionino anche il vostro modo di mettere a dimora le piante.
Non pensiamo più alla singola pianta, ma pensiamo al sistema che gira intorno ad ogni singola pianta: si chiama GILDA
La gilda è composta da una pianta principale ad alto fusto ( es. Castagno o tiglio) qualche pianta da frutta messa nelle immediate vicinanze ( pruno, albicocco, melo), degli arbusti che fanno massa: riparano il tronco degli alberi e ne coprono le radici ( es. eleagnus, corniolo, mirtillo), rampicanti che ombreggiano (vite, luppolo, piselli e fave) erbe aromatiche (salvia, lavanda, artemisia), bulbose e rizomatose (aglio, cipolle, iris) se vogliamo possiamo inserirli, o arriveranno da soli anche i nostri amici funghi.
Et voilà in pochi metri quadri abbiamo una gilda, tanto da mangiare e da raccogliere e una casa bellissima per tanti piccoli animali che verranno ad abitarci.
Il ventaglio delle piante che possiamo scegliere è infinito, ogni pianta è ben accetta, e non devono essere tutte commestibili, alcune le sceglieremo per le loro proprietà, altre anche solo perché sono belle.
Hei la Food Forest sarà il vostro giardino, DEVE essere bello, deve essere armonico e funzionale, deve accogliere le vostre attività, solo che in più vi darà anche da mangiare!

Il motivo per cui ci tengo così tanto a parlare della Food Forest,  è perché ogni giorno vengo nei vostri giardini e spesso mi dite “non ho spazio anche per l’orto” “ non voglio l’orto perché è disordinato” “richiede tanto lavoro”. Ma se invece di piantare una siepe sempreverde ultilizzaste lo stesso spazio o poco più per creare una siepe mista che comprenda piante utili? Non avreste mai una parte del giardino accantonata o che assorbe tutte le vostre energie, passeggereste nel vostro giardino raccogliendo quelle piante che usate di più!

Spero di non aver banalizzato l’argomento facendo un mio riassunto, spero anzi di avervi incuriosito a cercare più informazioni a riguardo, metterò in calce all’ articolo tutti i libri che trovo validi e ho letto, dove potete trovare tante informazioni illuminanti e dettagliate su questo tema. Ovviamente se volete potrò progettarla per voi, ma comunque mi piacerebbe che sapeste di cosa parlo, ho bisogno ancora di più di sapere le vostre necessità se ci approcciamo a questo mondo.
Non pensate di non avere abbastanza spazio, pensate che è meglio piantare poco che nulla e che anche il vostro giardino tra qualche anno potrebbe far parte di una collana di giardini che offrono biodiversità ai nostri paesi.
Pensate che state piantando un investimento da cui raccoglierete voi, ma anche i vostri figli, che vi darà gioia quando vorrete raccogliere i suoi frutti, e si farà gli affari suoi quando vorrete dedicarvi ad altro!

Vi ringrazio se siete arrivati fin qui, oggi sono andata parecchio lunga. Se volete qualche consiglio scrivetemi pure, mi fa piacere sapere dei vostri esperimenti!
Un caro abbraccio