Le malerbe ci vogliono dire qualcosa!

Se vi è mai capitato di leggere un testo di progettazione del paesaggio avrete trovato tra le prime voci: effettuare analisi del suolo.

Dubito che qualcuno di voi abbiamo davvero mai mandato ad un centro analisi, campioni del proprio terreno per la necessità di sapere dove piantare con successo una determinata pianta.

Per quanto ci riguarda abbiamo qualche trucchetto che ci aiuta (grazie esperienza!) nel riconoscere quasi a primo sguardo o al massimo a prima palata, qual è la composizione superficiale del terreno del vostro giardino.

Una cosa importante è poter ricostruire quali eventi abbia interessato la porzione di giardino da esaminare: è appena stata costruita una casa ex novo? l’avete utilizzato per l’orto? è un terreno incolto o di riporto in seguito a bonifica? 

Se riuscite a collocare il vostro spazio in una delle categorie elencate siamo già a buon punto: sapere di avere una “bella” o “brutta” terra è già un’ottima base di partenza. 

I terreni possono essere ricchi, poveri, argillosi, sabbiosi, rocciosi, ognuno ha dei vantaggi e degli svantaggi, dipende sempre da qual è il nostro approccio. 

Per avere un’idea granulometrica del terreno basta fare una buca di pochi centimetri e provare a toccare il terreno con le mani, quindi fare una buca più profonda di almeno 30 o 40 cm e vedere se e come cambia il profilo del suolo: purtroppo in molte case di nuova costruzione i nostri amici muratori possono aver interrato delle macerie o del materiale di scarto, non irritatevi, serve a poco. 

Nei prossimi giorni vi daremo dei buoni consigli per arricchire il vostro terreno.

Il tema di oggi invece è un altro… a parte la composizione granulometrica del suolo, come faccio a sapere di quali sostanze è ricco o carente?

Ora vi facciamo un elenco di piante che “parlano” molto chiaramente se avete voglia di ascoltarle. Ah, per la cronaca, sono quasi tutte “erbacce” quindi lasciate che raccontino qualcosa di loro prima di estirparle, e ringraziatele quando le incontrate nei campi!

Le malerbe resistono a condizioni che non sopporterebbero mai le piante coltivate: siccità, acidità del suolo, mancanza di humus, carenza o unilateralità di minerali. Testimoniano l’incapacità dell’uomo di dominare il suolo e crescono in abbondanza dove esso ha sbagliato; la tendenza di certe erbacce ad apparire e sparire, inoltre, è la guida migliore per giudicare le trasformazioni dei suoli.

In base alle loro caratteristiche queste possono essere suddivise in 3 gruppi: 

  1. Quelle che vivono in terreni acidi o con acidità in aumento a causa di mancanza di aria, acqua stagnante, lavorazioni insufficienti, erosione e perdita di humus: le margherite (Leucanthemum vulgare), l’equiseto (Equisetum arvense), la romice (Rumex crispus) e la centinoda (Polygonum aviculare)
  2. Quelle che indicano la formazione di una crosta superficiale o di uno strato impermeabile nel sottosuolo: fenomeno legato alla lavorazione del suolo troppo bagnato, aratura troppo profonda o eccesso di potassio. La senape dei campi (Sinapis arvensis), il pomodoro selvatico (Solanum sodomaeum), vilucchio (Convulvulus arvensis), le camomille (Anthemis arvensis, Matricaria chamomilla, Anthemis tinctoria).
  3. Quelle che ‘seguono’ l’uomo: il farinaccio selvatico (Chenopodium album), la piantaggine (Plantago sp.) il ranuncolo (Ranunculus sp.), il dente di leone (Taraxacum officinale), l’amaranto retroflesso (Amaranthus retroflexus), la celidonia (Chelidonium majus), le malve (Malva moschata, Althea rosea), l’ortica (Ortica dioica). Queste indicano superficie del suolo mossa e mancanza di sufficiente materiale organico; le si incontrano in pascoli, ai bordi dei campi di cereali, orti, cortili, sentieri, meritandosi il soprannome di “orme dell’uomo bianco”.

Le avrete sicuramente già viste tutte! Adesso sapete anche che cosa vogliono comunicarci!